Le Grandi Langhe 2019 di Marco Catena, amico di viaggi e di degustazioni

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Grandi Langhe 2019
28 – 29 gennaio 2019
Palazzo Mostre e Congressi “Giacomo Morra”
Piazza Medford, 3
Alba (Cn)
www.grandilanghe.it
www.ilgourmeterrante.it
www.codivin.com
www.cantinaconforme.it
www.vinointorno.it 

Concentrata in due giorni anziché in tre della scorsa edizione, si è appena conclusa la kermesse biennale che si è tenuta quest’anno ad Alba con il nebbiolo protagonista, declinato nelle varie denominazioni. 

Barolo focalizzato sull’annata 2015… “buona molto buona, addirittura più promettente della classica 2013, aspettando però la 2016 che manco a crederci, supererà l’intoccabile 2010″. 

Possibile semplificarla così in quattro e quattr’otto? Of course, manco per niente!
In attesa quindi del parere dei mostri sacri, qualche mio assaggio felice, in ordine rigorosamente random dal ginepraio albese: 

1) Fresco e profumato, gioiellino ‘low profile’ di estrema finezza l’Arborina 2015 di Marco & Nadia Curto a La Morra. 

2) Batteria più che convincente quella di Palladino, Parafada 2015 su tutti. Elegantemente tannico, grip molto Serralunga style, complessità gestita e misurata. 

3) Brezza sta a Sarmassa quanto Sarmassa sta a Brezza. Un must per me questa 2015, fiori (tanti) e succo (buono). Scivola via dolce, lasciando traccia. 

4) Bel bere il Mosconi 2015 di Chiara Boschis, cru di forza e potenza. Lunga speziatura in bocca, complesso ed autunnale..ai posteri i mille sentori da indovinare.

5) Il jolly della tridimensionalità me lo gioco col Rocche di Castiglione 2015 di Vietti. Ottimo in ogni suo aspetto, trama tannica fitta ed ammaliante, veloce e allo stesso tempo poderoso, equilibrato nella sua progressione di fuoriclasse.

6) Fuori concorso, ma perfettamente a suo agio nella mischia, il langhe nebbiolo ‘Ester Canale Rosso’ di Giovanni Rosso. Quasi a dire un “vigna riondino”, con le uve giovani a servizio di un cru unico. 

Last but not least.

Castellero 2015 di Fenocchio : versione decisamente in forma, che ho preferito oggi a Cannubi e Bussia. 

Per la serie ‘buono non lo conoscevo’  Marassio 2015 Serradenari. Primo anno di questo cru che promette eccome.

Per la serie ‘avoja che lo conoscevo’  Bricco Boschis 2015 Cavallotto. Scontato? Probabilmente. Buono? Sicuramente.

Giorno due : Grandi Langhe atto secondo.  

Arrembaggio finale:  Barbaresco 2016 e riserva 2013, sulla carta invitante quasi quanto i profumini che uscivano dagli stabilimenti Ferrero a pochi metri! 

Tutto fila, anzi filerebbe, se non fosse che molti produttori non hanno ancora imbottigliato, quindi nel calderone è spuntata per magia la calda e giunonica 2015, la fresca e longilinea 2014, e pure qualche 2010 un po’ spaesata, per non farci mancare niente!

Avessimo pure rimediato un secondo giro di formaggi, salsiccetta di Brà, insalata russa facevamo tombola!  

Entrando nel vivo, assaggi sparsi, parsi in forma :

1)particolarmente ispirati i Pajorè 2016 di Rizzi e Sottimano. Interpretazioni differenti di un cru in stato di grazia. Caldo e carezzevole il primo, succoso (arancia e melograno) e pungente il secondo. 

2) Bel fiore netto, femminile il barbaresco 2015 dei Produttori. L’equilibrio di chi ha la visione d’insieme. Fine e sussurrato. Non pizzica, semmai, nella sua semplicità accarezza. 

3) Di umore mutevole, in costruzione. Il sottobosco non saprei, ma il bosco c’è! Lungo, scuro e “baroleggiante”. Molto piemontese il Santo Stefano 2016 Castello di Neive. 

4) A dir poco pimpante lo Starderi 2016 di Icardi. Incalza convincendo nella sua progressione tamburellante, il tempo a delinearne la forma, perché la materia (buona) c’è, e si sente.

5)Pulita e con una piacevole speziatura, la versione Ovello 2016 di Albino Rocca, equilibrata e godibile sin da subito. Non è sempre un male l’immediatezza.  

Pessima abitudine, quando ormai esausto, ti ricordi che all’appello mancava il Roero!

Volendo vincere facile, 

Due riserve. Entrambi valide quelle di Malvirà, potpourri di fiori prima di arroccarsi il Trinità 2010, più espressivo il Mombeltramo 2009 balsamico ritmato, quasi pop. 

Due 2016:
Valmaggiore Audinaggio 2016,Cascina Ca’Rossa ammirevole azione corale di questo piccolo grande vino di grande soddisfazione. 

La Val dei Preti 2016 Matteo Correggia,  ricco e abarthizzato, una forza quasi da riserva. Ciò nonostante senza sbavature nella costruzione. 

Come da consuetudine, precisa ed efficiente l’organizzazione, che permette lo svolgersi della manifestazione, dei seminari e, aspetto di estrema importanza, il contatto con i produttori ai banchi d’assaggio, mai difficoltoso.

Di Marco Catena, amico di viaggi e di degustazioni.. chissà che tra due anni non coinvolgiamo il nostro terzo compagno di viaggi del Vinitaly, quel Francesco Cerini, nominato diverse volte con piacere. 

Pasquale Pace
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