Vinointorno 2017. “La mia Borgogna, dai Bourgogne ai Grand Cru” con Fabio Cagnetti

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VinoIntorno
Via Roma 38
00035 Olevano Romano
www.vinointorno.it

Vinointorno 2017, un’esperienza unica. E non lo dico perché sono di parte; in fondo è stata la prima volta per me. Impeccabile come organizzazione, capace di resistere anche alle improvvise intemperie, ma che ormai sono una tradizione a quanto pare. E poi il fascino di Olevano Romano che sembra guardarti dall’alto, pronta ad accoglierti con un lungo rassicurante abbraccio. Di cose da dire ce ne sarebbero tante e statene sicuri che in questi giorni io e Pasquale non mancheremo all’appuntamento.
C’è da raccontare la giornata di sabato 16 giugno, iniziata con la presentazione del libro di Massimo Roscia “Di grammatica non si muore” abbinato a sei vini, l’apertura dei banchi d’assaggio e la degustazione di dieci annate di Chianti Classico dell’azienda Il Palagio di Panzano di Monia Poccini e Franco Guarducci condotta da Davide Bonucci dell’Enoclub Siena. E poi domenica 17 giugno, iniziata con un altro libro, “Il vino capovolto” di Jacky Rigaux e Sandro Sangiorgi a cui hanno preso parte Giampaolo Gravina, Piero Riccardi, Lorella Reale e lo stesso Sangiorgi (che in serata ha pure condotto la degustazione alla cieca di Cesanese di Olevano Romano) e la degustazione “La mia Borgogna, dai Bourgogne ai Grand Cru” curata da Fabio Cagnetti di NOW – Non Ordinary Wines. Ed è proprio da qui che voglio iniziare.
Territorio a me ancora sconosciuto quello della Borgogna (fatta eccezione per qualche calice assaggiato durante il periodo di studi del master) e proprio per questo una grande opportunità di apprendimento.
Una regione leggendaria per gli addetti ai lavori e per i degustatori “seriali”, che da sempre regala vini complessi, strutturati, irresistibili: per farla breve, Chardonnay e Pinot Nero (soprattutto) nella loro massima espressione.
Otto vini in degustazione più uno (Crémant de Bourgogne Blanc de blancs Extra brut 2013 Stéphane Aladame) gentilmente offerto dal buon Cagnetti, selezionati in maniera tale da coprire tutte le sottozone, i gradini della piramide delle denominazioni (Village, Premier Cru e Grand Cru) e… un prezzo accessibile ai comuni mortali (aspetto da non sottovalutare affatto).

Bourgogne Blanc Le Terroir de Daix 2015 Thierry Mortet
Meursault Le Limozin 2012 Sylvain Dussort
Rully 1er Cru Agneux 2013 Chateau de Monthelie
Chablis Grand Cru Le Clos 2013 Pinson

Freschezza e grande bevibilità nel Bourgogne Blanc Le Terroir de Daix e nello Chablis (nonostante si trattasse di un Grand Cru, sorprendente!), cui si contrappone una complessità maggiore del Meursault Le Limozin e nel Rully 1er Cru Agneux. Sono questi due i vini da aspettare ancora ma sui quali investire subito per goderseli appieno tra qualche anno. Anche riassaggiandoli in un secondo momento sembravano suggerire l’attesa. Ne ho preso nota e spero di mantenere la promessa.

Bourgogne Rouge 2014 Sylvain Pataille
Gevrey-Chambertin 2013 Bruno Clair
Givry 1er Cru Clos Salomon 2012 Clos Salomon
Clos de Vougeot Grand Cru 2014 Chateau de la Tour

“Giovani di belle speranze, promesse future del vino che conta”, mi verrebbe da dire. Non oso spingermi oltre per non dire eresie, in fondo chi sono io per valutarli, ma le percezioni avute in degustazione fanno ben sperare. Ovviamente vanno fatte le dovute proporzioni, perché come nel caso del Blanc, anche il Bourgogne Rouge non credo avrà molto altro da dire nel lungo periodo, ma le caratteristiche degli altri tre sono un ottimo presagio per un futuro brillante.
In definitiva, potrei riassumere quelle due ore con questa citazione: “Pazienza è una strana parola. Puoi dirla quando aspetti e quando scegli di non aspettare più”.
E infatti, se ora avessi davanti quel Clos de Vougeot Grand Cru 2014 Chateau de la Tour, non so mica quanto aspetterei…

Gianluca Ciotti e Pasquale Pace Il Gourmet Errante

Gianluca Ciotti
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