Le avventure matrimoniali di una sommelier… in questo caso Terry Savo che racconta una sua giornata

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Matrimoni estivi e la figura del sommelier… in questo caso Terry Savo che racconta una sua giornata. 

Ma c’è ancora gente che si sposa?

È una domanda che spesso ricorre tra le persone che hanno avuto delusioni o che, cinicamente, non credono che un’ unione possa essere per sempre sigillata dal volere di Dio, oppure che, forse per motivi personali, non credono all’amore eterno o più semplicemente non sono fatte per la vita di coppia…

Eppure sì! Per fortuna ancora ci sono persone che si sposano!

E ben vengano! Non solo per mio personale convincimento (sono un’ inguaribile romantica, quindi credo fermamente nell’amore), ma anche perché un matrimonio mette in moto tanti settori e crea lavoro per molte attività e figure lavorative, me compresa. 

Quanto lavoro organizzativo c’è dietro a un matrimonio! 

Ristorante (chef, aiuti cuoco, personale in cucina, personale di sala), bomboniere, fioraio, fotografo, parrucchiere, estetista, confezioni e sartoria, ed infine la wedding planner (l’articolo femminile è quasi d’obbligo, in quanto si tratta generalmente di una persona di sesso femminile), ultima ma decisiva figura che aiuta gli sposi nell’organizzare l’evento e si adopera affinché tutto sia perfetto, o quasi… Certamente è una figura creativa ma non indispensabile, però per chi non ha tempo da dedicare a pianificare le proprie nozze ricopre un ruolo di vitale importanza, poiché si assume la responsabilità di scelte, cercando di assecondare la volontà degli sposi per giungere ad un’organizzazione valida, efficace e di buon gusto (quanto stress in meno per questi “poveri” sposi!).

Ormai la sobrietà non va più di moda: sono rari i casi in cui si vede una sposa ben curata con accanto uno sposo con un vestito di classe (non da paggetto, per carità!). 

Oggi si tende ad esagerare in tutto: dai vestiti dal costo stratosferico firmati dalle più importanti griffe, agli addobbi con fiori esotici, dalle bomboniere ricercate di artisti famosi, a troupe hollywoodiane di fotografi con droni e attrezzatura da film, dalle ville superlusso prese in affitto come location, ai fuochi d’artificio finali. Tutto ciò alla fine rappresenta una spesa anche ragguardevole, specialmente in tempi di crisi come questi, ma si sa, ognuno coi  propri soldi fa come meglio crede… e come amano dire i wedding planner… “niente è troppo per il giorno più bello della tua vita!” (e magari le mamma e i papà dovranno indebitarsi con un prestito per saldare tutto).

Ma arriviamo al punto: vorrei esprimere queste mie riflessioni sui matrimoni estivi, soffermandomi in particolare sulla ristorazione e quello che ad essa si lega in questi eventi.

Quest’estate ho constatato di persona, lavorando come Sommelier per un noto ristorante in provincia di Latina, che è veramente difficile gestire un banchetto di oltre 100  persone, organizzare e gestire la sala, la cucina, con ognuno concentrato nello svolgere il proprio ruolo, ognuno attento a fare bene il proprio operato sotto l’occhio vigile ed imperscrutabile del direttore! 

Con il caldo di quest’estate i poveri chef  a faticare ad oltre 40 gradi in cucina, i camerieri in abiti scuri sciamano tra i tavoli tra una portata e l’altra sudando le famose “sette camicie”… e il Sommelier (divisa nera, grembiule, giacca e papillon- oh mio Dio!- nello stesso momento in cui altri più fortunati prendono pigramente l’ultimo sole in riva al mare) a lottare contro il tempo per  sciogliere il ghiaccio e garantire le giuste temperature di servizio dei vini! Imprese davvero eccezionali, ve lo garantisco… tutto deve essere perfetto, anche perché le cifre che le famiglie degli sposi pagano in questi casi sono realmente notevoli. 

Dalle sei del pomeriggio, quando si è fortunati, fino ad arrivare alle due di notte… e in tutto questo tempo cercare di soddisfare al meglio le tantissime esigenze che si presentano: non solo accontentare le persone del ricevimento, ma anche curare il rapporto tra colleghi; se si va d’accordo si  lavora meglio, ma è difficile trovare armonia e creare uno spirito di squadra tra tante persone che magari si incontrano e collaborano solo in queste occasioni. 

Peculiarità molto ricorrente nei banchetti è che la maggior parte dei camerieri in sala hanno una giovanissima età e spesso fanno tutt’altro nella vita: lavorano in questi eventi occasionalmente per raggranellare qualche soldo da mettere in tasca o da spendere con gli amici. Di conseguenza la professionalità talvolta viene a mancare e si lavora quasi meccanicamente, aspettando la fine della serata. Per fortuna però, in mezzo a tanti avventizi, c’è sempre anche chi è un esperto in materia, che riesce a dare consigli su come operare al meglio ed essere efficienti per la soddisfazione del cliente. 

Tra tutto il personale di sala, risalta la figura del Sommelier: in queste sere di particolare emozione per gli sposi, per i parenti e gli amici, il Sommelier  è quasi una figura rassicurante, nel suo sapiente ed elegante mescere vino (purtroppo in questi casi, spesso è sempre lo stesso per tutto il pasto, per cui la comunicazione del vino in sé assume una importanza ridotta). Il Sommelier è quella persona che ha sempre impresso un sorriso a 44 denti, è sempre cortese, disponibile, si presta a battute e ne accetta a sua volta,  anche quelle che dentro fanno un po’ male, quelle che suscitano istinti omicidi, del tipo: “Ce l’ha uno spumantino?” “Mi dà un prosecchino?” “Ma un grappino?” “No grazie. io sono astemio”, tanto per citare solo le più classiche… 

Perché, benché impeccabile nella sua postura e serietà professionale, il Sommelier ha anche le sue debolezze, come per esempio quando qualcuno chiede la CocaCola e non capisce che quella domanda genera un colpo apoplettico al cuore, una pugnalata a freddo. Facendo leva sul suo autocontrollo, il Sommelier cerca di persuadere il cliente in ogni modo e maniera ad abbandonare il folle proposito di ingurgitare quella bruna bevanda frizzante: la Coca Cola no! Non la chiedete mai al Sommelier… (io in questi casi delego il cameriere più vicino, proprio non ce la posso fare!).

Altro aspetto interessante è che il 90% degli invitati ne sanno poco o niente di vino (cosa anche questa che ti demoralizza parecchio, ma almeno consente di tenerli a bada) per cui la maggior parte di loro pende dalle tue labbra; altri, invece, sono un po’ più sfacciati e si sentono richieste del genere…: “Signorì che ce fai beve?”, “Ma tu nte fai un bicchiere con noi?”. Ti capita poi l’immancabile saccentone di turno, quello che devi lasciar parlare, annuendo continuamente col capo, quello che ti dice della sua collezione di Brunello in cantina, e tu sei lì che lo compiaci assentendo, lo fai sentire fonte di saggezza enologica e sapere “di Vino”, pendi dalle sue labbra, lo fai sentire importante. Quando ha finito il soliloquio ti chiede qual è il tuo vino preferito  e tu rispondi “il Barolo”, e per sentirsi figo ti fa: “Ma il Barolo in purezza passato in barrikke?”. Inevitabile farsi una gran bella risata e dire “Sì! Quello!”. Anche questo fa parte dei compiti del Sommelier impegnato nel servizio matrimoniale.

Per non parlare dei signori un po’ avanti con l’età che venerano ancora il vino che loro chiamano casereccio, fatto da loro insomma, quello che bevono tutto l’anno, quelle agghiaccianti misture opache in cui l’acido acetico ti anestetizza,  e che quando gli metti il vino nel bicchiere ti dicono: “Basta, basta sennò mia moglie si arrabbia” e poi appena la moglie si alza ti chiamano e rifanno il pieno!

Per fortuna ci sono anche le vie di mezzo, persone garbate che ti ringraziano ad ogni mescita, persone che ti gratificano e ti chiedono con discrezione cosa rappresenta il “medaglione” che porti sul petto, persone che ti domandano un consiglio o che ti espongono una loro esperienza degustativa e che cercano la conversazione rispettando i ruoli. 

Dopo tanto lavorare, quando dal tuo posto di osservazione privilegiato, tra una mescita ed una sistemazione del banco, cominci a percepire la generale e distruttiva stanchezza che si sta posando inesorabilmente sugli invitati, vittime dell’erculea fatica di un banchetto di cinque o sei ore, di troppi bicchieri mandati giù per ingannare l’attesa tra il terzo primo ed il primo secondo, tra le cravatte scomparse dalla camicie, le giacche appese sugli schienali delle sedie, le maniche tirate su, gli sguardi sempre meno vivaci, la pista da ballo dove sono rimasti soltanto i bambini, ti rendi conto che il tutto si avvia a conclusione e che di lì a poco arriverà il tuo momento di gloria, l’epilogo dell’evento: il taglio della torta. 

Qui il Sommelier è fondamentale… pensate che diventa anche protagonista della foto nuziale mentre stappa la sua bottiglia di spumante col botto! Eh, sì, perché solo in quel caso se lo può concedere… e ha l’onore di far brindare gli sposi nel momento più importante della serata.

Ah!  Che soddisfazione fare il Sommelier ai matrimoni! 

Lo scritto è di Maria Teresa Savo le foto sono state gentilmente concesse dallo studio fotografico Luigi Renzi (Priverno – LT)

Pasquale Pace
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