Slow Wine Guida 2019, l’introduzione e le nuove 15 chiocciole… con un mio piccolo commento

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Slow Wine Guida 2019
13 Ottobre 2018
Terme del Tettuccio
Montecatini Terme (Pt)
Slow Food

Ecco mentre tutte le guide stanno per uscire, io mi inizio a segnare le date, questa è davvero una degustazione fantastica, (qui il mio racconto dell’edizione passata).
Però come al solito si iniziano a incastrare le date… chissà se quest’anno Montecatini mi vedrà? Comunque la consiglio davvero a TUTTI!
Per saperne di più cliccate qui:
La grandissima degustazione di Montecatini Terme (13 ottobre) si avvicina! Per non perderla clicca qui

Lo Slow Wine inizia con l’introduzione alla guida 2019 da parte di Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni e con nuove 15 chiocciole… 9 non sono state confermate, di una di queste sono molto dispiaciuto, il totale raggiunge il numero di 201 cantine su un totale di 1957 aziende in guida.

Tra le nuove sono molto felice per Cascina Fornace, conosco questa azienda, forse, che non aveva nemmeno etichettato la prima bottiglia, ho visto veramente Enrico Cauda in tutto il suo crescere, ecco questa azienda è davvero un esempio di naturalità nei vigneti e nei vini, con grande piacere faccio i complimenti a Enrico. Nelle 15 chiocciole nuove, è un susseguirsi di emozioni, il fatto viene dal conoscere alcune di queste aziende da sempre e leggerle qui mi piace assai: la prima è  Garlider di Christian Kerschbaumer, azienda visitata, molto bella, vini molto buoni; Filippi visitato quest’anno; Podere della Civettaja, anche questa visitata quest’anno, complimenti a Vincenzo Tommasi e grazie ancora per la bella giornata trascorsa insieme; Movia, La Tosa, Marta Valpiani, Monte Bernardi, Agnanum, non vedo l’ora di andarci, Bonavita, strafelice per Giovanni Scarfone e Sanny e poi infine, non la conosco, Calcagno.
Leggere infine una grande azienda, Speri, che fa numeri, circa 350000 bottiglie, in questo elenco, mi fa pensare che se si vuole si può fare vino serio. anche con i grandi numeri. In una degustazione c’era questa azienda e nel parlare con un signore che mi presentava i vini rimasi scettico di fronte a ciò che era cambiato in azienda e nei lavori in vigna, oggi me la ritrovo qui e ne sono felice, quel giorno mi piacquero anche i vini.

Per quanto riguarda l’introduzione mi piace dire: se oggi devo scegliere un’azienda che non conosco la scelgo da questa guida perché mi fido.
Giustissimo dire di andare a visitare aziende e degustare più possibile, questo vale più di qualsiasi corso.

Per quanto riguarda l’anfora nel mio piccolo dico: non vedo l’ora che passa l’ondata, per far delle anfore un contenitore per i fiori, c’è un grande che fa anfora…ma i vini escono dopo 5 o 6 anni di botte grande e un anno minimo di bottiglia.

Meglio terminare così, io aspetto la lista dei premiati regione per regione, ma da ciò che è arrivato per e-mail, so che al mio paesello, Olevano Romano, siamo molto soddisfatti.
Buona guida a tutti.

Ecco l’introduzione: “L’introduzione di una guida dedicata al vino dovrebbe essere quanto di più distante esista dall’attualità politica. Ma se è vero che il vino, al pari di altri fenomeni sociali di massa (dalla musica alla televisione, passando naturalmente per il calcio), rispecchia un determinato momento storico e lo spirito del tempo, non possiamo esimerci dal tenere d’occhio ciò che sta accadendo nel resto del mondo. Dunque rileviamo come oggi sia premiata a tutti i livelli l’espressione diretta del proprio pensiero, senza la mediazione dei cosiddetti corpi intermedi, che per anni hanno costruito l’ossatura delle democrazie occidentali.

Il vino non è esente da questa tendenza generale: basta navigare in rete per dieci minuti per essere investiti da un numero spropositato di discussioni che costellano il nostro piccolo mondo, dibattiti aperti su qualsiasi fase di coltivazione dell’uva prima, e di produzione del vino poi. Ogni dettaglio, anche il più piccolo, finisce sotto la lente d’ingrandimento di appassionati più o meno preparati. Se per noi che abbiamo fatto della critica enologica una professione districarci in questo labirinto è già molto complicato, ci immaginiamo cosa possa accadere al neofita o al semplice appassionato che ha voglia di approfondire, ma non ha dieci ore al giorno di tempo per farlo. Temiamo che in questo contesto alla fine vinca chi urla più forte, chi afferma le teorie più accattivanti, parlando alla pancia, pardon alla gola, del lettore. Ed ecco allora che fino a quindici anni fa tutti i vini dovevano avere una chiara impostazione enologica, con affinamenti in barrique, “ciccia e muscoli”, estratti secchi da primato e così via. Ora è tutto il contrario, se non si usano i lieviti indigeni e le fermentazioni spontanee si è nemici del popolo, se il colore di un rosso è solo un po’ più accentuato di un ravanello pallido il produttore si merita la ghigliottina, e poi tanta acidità, sale, etc.

L’anfora “is the new barrique”, insomma un cocciopesto non si nega più a nessuno. Un cambiamento epocale che ha sconvolto appassionati, esperti e alla fine anche i produttori, che, magari non troppo convinti dei propri mezzi e delle proprie idee, si fanno attirare dalle mode, come d’altra parte accadde all’inizio degli anni Novanta. L’unico antidoto per farsi una propria solida opinione è diventare dei nerd, ovvero trasformare la passione in ricerca costante, per penetrare nei vari risvolti della materia e padroneggiare così gli argomenti con assoluta competenza. Certo, costa fatica e impegno: bisogna leggere un bel po’ di libri e confrontare le opinioni degli esperti di agronomia, entomologia, ampelografia, geologia, enologia e così via. In più è necessario anche farsi una solida esperienza sul campo, visitando quante più aziende possibili per confrontare le varie tecniche adottate dai vignaioli. Così come essere aperti mentalmente durante le degustazioni, che se fatte alla cieca aiutano nella laicità dei giudizi e talvolta sovvertono idee preconcette.

Chi fa il nostro mestiere e scrive una guida dovrebbe proprio svolgere una funzione di supporto, di spunto per approfondire un argomento piuttosto che un altro, aiutando a scoprire un territorio per volta, per confrontarsi con una denominazione o con un vitigno in particolare. Ci piace pensare che Slow Wine possa essere un mezzo per interpretare il momento storico che viviamo, il famoso corpo intermedio di cui sopra così tanto in crisi nel mondo contemporaneo, una sorta di mediatore culturale tra le varie istanze che travolgono il vino propinando una verità piuttosto che un’altra.

Vorremmo essere un astrolabio per andare oltre le colonne d’Ercole. In fondo Ulisse, che non per niente secondo Omero navigava “su un mare color del vino verso genti straniere”, lo sapeva bene, quando nell’Inferno dantesco ammonì la propria ciurma con le immortali parole “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Ecco, forse le fiamme dell’inferno ci attendono, ma noi facciamo comunque vela, tenaci, verso il nostro ineluttabile destino.”

Ecco le nuove 15 chiocciole:

Cascina Fontana (Piemonte)

Cascina Fornace (Piemonte)

Fay (Lombardia)

Garlider (Alto Adige)

Weingut In Der Eben (Alto Adige)

Filippi (Veneto)

Speri (Veneto)

Movia (Slovenia)

La Tosa (Emilia Romagna)

Marta Valpiani (Emilia Romagna)

Monte Bernardi (Toscana)

Podere della Civettaja (Toscana)

Agnanum – Raffaele Moccia (Campania)

Bonavita (Sicilia)

Calcagno (Sicilia)

 

 

 

 

Pasquale Pace
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