Retrobottega. A Roma brilla una stella a un prezzo onesto con una bontà intrigante, divertente e appagante

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Retrobottega
Via della Stelletta, 4
Roma
www.retro-bottega.com
www.ilgourmeterrante.it
www.codivin.com
www.cantinaconforme.it
www.vinointorno.it

Il nome di questo ristornate mi ha sempre intrigato, l’immaginazione di ciò che succede dietro la porta, i muri di un locale, mi hanno destato, ogni volta tanta curiosità.
Invece poi arrivo e resto affascinato dal locale, mi siedo al mio posto e mi rendo conto che Alessandro Miocchi  e il suo staff cucineranno davanti ai miei occhi. Via è ora di partire. Sono con mio cugino Giovanni Milana, mi da l’ok per scegliere i vini. Così, da una lista che mi piace, anche se mancano Cesanesi, la guida I Luoghi del Cesanese, regalatagli, spero gli apra questo mondo così vicino a Roma.
Leggo uno dei miei champagne preferiti, lo prendiamo, è il Larmandier-Bernier – Latitude.
Scegliamo il menù da 85 euro, otto portate. Lo dico da subito, alla fine risulterà come è il titolo dell’articolo. A Roma brilla una stella a un prezzo onesto con una bontà intrigante, divertente e appagante.
Il tovagliolo e tutte le posate che vuoi sono sotto il tavolo, in un elegante porta posate.
L’inizio è allegro, bello da vedere, ottimo da mangiare, come in un balletto arrivano nove piccoli-grandi stuzzichini che per capire quale sia il migliore ci vorrebbe un bis. La cosa che posso dire: ognuno di questi non sarebbe niente male che diventasse un piatto del loro menù. Il migliore? Venite a provarli non ve ne pentirete.
Arriva il pane dal locale attiguo al ristorante Retropasta e pane, aggiungo io. Grissini impeccabili, al pane un attimo di cottura in più non gli farebbe male.

Cavolo nero. La descrizione dei piatti mi è stata data da Valerio, sommelier del ristorante. Di questo piatto posso dire: se tutte le sere avessi un piatto di verdure così, mi metterei a dieta da subito. Piatto che reputo entusiasmante, abbondante, pieno di sapori (sotto spicca un sapore di alici stupendo) tutti in equilibrio, parola che ripeterò spesso durante il pranzo. Piatto che si merita il prima e… il dopo la scarpetta con il dito, sempre per problemi che tanto pane non lo posso mangiare.

Bufalo. La carne arriva da una selezione di Antonio Lauretti ad Amaseno (Fr) abbinata a una salsa di miso. Dammi il pane che mi ci faccio un piccolo panino, l’idea mi piace e il boccone diventa sopraffino.

Risotto e Ricci. Il nome del piatto mi stimola, come se ce ne fosse bisogno, il profumo mi intriga, mi da entusiasmo, già capisco che ne mangerei un altro piatto doppio. Il primo cucchiaio è ottimo, il secondo è trascinate, esce fuori l’ottima mantecatura con il parmigiano, il gusto del riccio non disturba mai, anzi esalta il tutto. Il tartufo fa la sua parte, la cottura del riso è da manuale della cucina. Il tutto fa si che dico ancora: equilibrio, divertimento, goduria.

Intanto il tavolo si anima, si fa comunella con gli altri quattro commensali, ci si scambiano i vini, si scherza, si ride, ci si racconta esperienze, il pranzo continua con molta piacevolezza.

Tortellini e nduja. Ma sei calabrese? Sei emiliano? Non so di dove sei, so solo che hai combinato dei sapori così schietti da soli, in un corpo unico, a far si che hai creato un tortellino degnissimo di questo nome. Piatto esaltato dalla polvere di alloro. Piatto da mangiare obbligatoriamente con il cucchiaio per godersi di più il tutto, anche perché c’è tanto da godere. Piatto che meritava il bis… come tutti d’altronde.

Barbabietola. Leggere questo nome mi ha dato di dire una parola “pregiudizio” toglierei questo prodotto da ogni menù dei ristoranti e invece… sarà stata la cottura, sarà stata la salsa, hai fatto di questo piatto un sorbetto rinfrescante a far si che mi è venuta voglia di ricominciare… ma mi sento leggerissimo, tutto ciò mi fa pensare che stai andando alla grandissima. Pregiudizio sparito in un piatto pieno di divertimento.

Verza. Ma “mo” io mi chiedo, se possono fa i miracoli con la verza? Posso pensare che sia magica, che le patate siano coltivate più naturali possibili, che “mo” lo iakitori possa fa i miracoli – non ci ho mai creduto – però poi mi arriva questo piatto che mi fa dire: ne voglio ancora. Uno di quei piatti che ti fa pensare: se torno da Retrobottega glielo chiederò ancora. “Ao” torna sulla terra, sempre di verza e patate stiamo a parlare. Allora lo sai che vi dico: Alessandro sei uno chef (cuoco, come preferisci) che mi stai entusiasmando. Complimenti grandi a te. E ci pure ridi, ti stai divertendo e mi stai facendo divertire anche a me.

Piccione. Inizio nel dire che di cosce di piccione ne ho mangiate di migliori. Poi arriva il petto e resto senza parole, il gusto piacevole mi arriva alle papille gustative in maniera infinitesimale. La perfezione non esiste, qui ci siamo vicini. Sapore, gusto imperioso. Con la forchetta tocco il cavolo riccio, lo sento croccante e penso subito a un altro piatto che l’anno scorso è stato uno dei miei tre secondi per il 2019. Lo mangio ed è davvero croccante, gustoso, completa un grandissimo piccione. Torno sul petto e godo ancora tantissimo, la salsa è saporosa, gli ultimi pezzi li inzuppo in questo sugo così tanto buono. Questo piatto sarà uno dei miei secondi piatti per l’anno 2020. Finisco facendo la scarpetta con la “manata” è la prima volta che la faccio con l’intera mano… significherà qualcosa? Certo che si, ho appena finito di mangiare un piatto fantastico. Piatto che si merita il prima e il… dopo.

La convivialità è continuata per tutto il pranzo, così come lo scambio dei vini. L’azienda Frank Cornelissen mi piace assai e questo Munjebel Etna Rosso DOC 2016 mi da una grande conferma, si brinda e si parla dei vini che stiamo bevendo. Questo non lo avevo ordinato io. La mia preferenza è andata su un mio amore. Amarone della Valpolicella DOCG Classico Moròpio di Antolini. Vino che si è fatto valere con tutto, però l’abbinamento con il piccione è stato entusiasmante. Bottiglia che ha sorpreso anche me, vino in forma smagliante.

Torta di pane. Pane al cacao, agrumi e mandorle. Tre prodotti che mi piacciono tanto. Tu sei riuscito a metterli insieme e fare un dolce buonissimo. Dolce che obbligherai a mangiare con le mani per gustare e capire di più la bontà che Alessandro Miocchi  ti ha messo nel piatto. Ogni morso è un piacere che aumenta fino a farmi dire: un dolce meritevole di terminare un pranzo di livello molto alto.

L’ho detto dal primo piatto, dopo i nove piccoli benvenuti: cucina di equilibri incredibili, innaffiata da calma, capacità e tantissimo divertimento. Tutte queste cose le metti in tutti i tuoi piatti e le trasmetti ai tuoi commensali. Questo è stato per me. Un pranzo tra i più grandi di quest’anno. Lo ripeto: A Roma brilla una stella a 85 euro con 8 portate ottime assai.
Retrobottega, alla prossima.

Pasquale Pace
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