Quintodecimo, Luigi Moio, Gianfranco Fino, Simona Natale e Laura Di Marzio, due aziende che ti creano voglia di bere ottimamente

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MeranoWineFest 2017
10 – 14 Novembre 2017
The International Wine & Food Excellence
www.meranowinefestival.com
Hotel delle Terme

Az. Vinicola Quintodecimo
Via S. Leonardo, 27
Mirabella Eclano (Av)
www.quintodecimo.it

Gianfranco Fino – Viticoltore & Simona Natale
Via Piave, 12
Sava (Ta)
www.gianfrancofino.it

Se partecipassi a tutte le degustazioni organizzate all’Hotel delle Terme ogni anno, il tempo da passare all’interno del Kurhaus sarebbe sempre di meno. E’ pur vero però, che ce ne sono alcune alle quali non si può rinunciare, anche se quasi in concomitanza tra loro.
Due verticali di altrettante aziende del Sud Italia che seguo ormai da tanto tempo e che producono ottimi vini proprio come piacciono a me.

Ore 15,00: Quintodecimo – “Un viaggio tra i profumi del Taurasi, i cru di Quintodecimo”. La degustazione inizia con la storia dell’azienda raccontata da Luigi Moio, enologo, scrittore e produttore a cui, mentre raccontava, avrei voluto fare tante domande… ma meglio tacere e lasciarsi prendere da storie interessanti.
Sei vini in totale: tre annate del Vigna Quintodecimo Taurasi Riserva Aglianico (da due ettari di vigneto nasce questo cru, vigna piantata nel 2001 a circa 420 metri slm, con 5000 ceppi per ettaro e con rese molto basse) e tre annate del Vigna Grande Cerzito Taurasi Riserva Aglianico (da un ettaro nasce questo cru, vigna piantata nel 2004, 5000 ceppi per ettaro con rese molto basse a circa 440 metri slm).

 

  1. Vigna Grande Cerzito 2012; parte con i profumi classici del Taurasi: al primo sorso ti avvolge di calore piacevole, quasi “coccoloso”, protettivo. Ci vuole molta fantasia a dire che questo sia un vino già pronto; a me piacerebbe averlo in degustazione continuamente per capirne l’evolversi nel tempo. Ma sarà grande, ne sono sicuro (90+);

 

  1. Vigna Quintodecimo 2012; a differenza dell’altro, sono davanti a un vino pronto, un grande vino. Netto il pepe che si espande nel palato senza però disturbare, ti dà la sensazione di non voler mollare il bicchiere per goderne la sua grandezza (92);

 

  1. Vigna Quintodecimo 2009; intenso, piacevole, avvolgente. Sembra far le “capriole” di gioia in bocca. Ed io con lui (91+);

 

  1. Vigna Grande Cerzito 2009; mi è sempre piaciuto più del Vigna Quintodecimo e ne ho la conferma ancora una volta (anche se di poco) (92);

 

  1. Vigna Quintodecimo 2004; da 8 barrique nuove: la prima raccolta si porta dietro le sue sbandate, ma è un vino “primordiale” a cui voler bene. Da questo vino si capisce che il ragazzo – Luigi Moio – ne sapeva già tanto (86);

 

  1. Vigna Grande Cerzito 2011; emana grandi profumi al naso, poi all’assaggio è equilibrio, grande beva e persistenza. Si chiude con il botto, con un grandissimo vino (94).

Complimenti a Luigi Moio e alla sua famiglia per quello che stanno proponendo negli anni. A presto per la visita in azienda.

Il tempo di ragionare sul dove, come e quando c’è la verticale dell’Es che via, si va dentro la sala vicina. Sono in ritardo, la verticale di prima si è prolungata di un po’ ed infatti questa, è già iniziata. Avverto i sommelier se per favore mi versano i primi due vini e mi siedo in ultima fila per non disturbare.
Ore 16,30 inoltrate, Gianfranco Fino Viticoltore e il suo “Es”; chiaramente sul palco non può mancare la sua signora: non vedo Gianfranco Fino senza Simona Natale e Simona senza Gianfranco, l’azienda è fondamentale con loro due.
L’Es nasce da un vigneto di 8,5 ettari da uve Primitivo, vigne di circa 60 anni ad alberello. Vederle vale il viaggio e il nome deriva dal significato di Es secondo Freud; che lo descriva io non ha senso, andatevelo a leggere, ma sarebbe ancora meglio farselo raccontare con l’energia di Gianfranco, lui ci mette forza, lui però è un uomo buono e non ci riesce fino in fondo, alla fine prevarica l’amore che ci mette nel produrlo; farselo raccontare da Simona è carpirgli i sorrisi, carpirgli il suo carattere gioioso ma determinato ed è rimanere intrigato nel significato di quelle due lettere, in entrambi i casi coglierete la passione, la determinazione e l’amore che impiegano nel loro lavoro.
Ma veniamo alla verticale: cinque annate di Es più la 2016 in anteprima. Come sempre il mio parere si riferisce a ciò che degusto in quel momento.

 

  1. 2015: dalle vigne si viene catapultati verso il mare, in un gioco di sensazioni affascinanti. Mi vedo osservare la vastità del mare in compagnia del mio calice di Es (95);

 

  1. 2014: ti conosco bene, sei stato sempre come un figlio minore, sei un Es piccolo, ma mi piace la tua facile beva. Sei la giusta compagnia di questa sera a cena (89);

 

  1. 2013: la prima bottiglia non va proprio. Riesco ad assaggiarlo da un’altra e… sì, “mo te riconosco!”. Il grande 2013, annata dalla quale deriva la prima riserva dell’Es, evviva! (93);

 

  1. 2012: ti ricordo, a volte mi sei apparso squilibrato, e anche oggi li ritrovo tutti. Ma resti comunque intrigante. Da risentire e comprendere, o forse non lo capirò mai. L’Es imperfetto, ma che si fa amare così com’è, nei grandi artisti con il tempo le imperfezioni si amano (89+);

 

  1. 2011: annata che ho amato da sempre per la sua semplicità e tutte le mie aspettative trovano conferma. L’Es “signorino”, il vino consapevole di ciò che sarebbe diventato. E che io amo (92);

 

  1. 2016: non c’è nulla da fare, ogni anno finisce sempre col dire: “questo è il miglior Es di sempre…” (92++).

Si è fatto molto tardi al Kurhaus; mi rimane il tempo per una bella passeggiata accompagnato dai ricordi di tanti anni di conoscenza con Gianfranco e Simona. Penso poi a quante annate di Es e di Quintodecimo assaggerò in futuro e la camminata è ancor più piacevole.

Pasquale Pace Il Gourmet Errante e Gianluca Ciotti 

Pasquale Pace
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