Il pranzo dell’anno 2017 per il Gourmet Errante da Don Geppi a Sant’Agnello – Sorrento

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Ecco il pranzo del 2017 per il Gourmet Errante. Capitatoci quasi per caso resta un ricordo indelebile in un anno trascorso in molti ristoranti (entro fine dicembre vi dirò quanti). Ma il pranzo da Don Geppi è stato il migliore in assoluto.

Don Geppi Restaurant
Via Marion Cramford,40
Sant’Agnello – Sorrento
www.dongeppirestaurant.com

Vi ho già raccontato come andò da Don Geppi, ristorante insignito, a soli due anni dall’apertura, della stella Michelin, confermatissima anche in questo.

Il ristorante è situato all’interno dell’albergo Majestic Palace, dove ho preso un buon cocktail (un Americano) al banco del bar. Mi è stato preparato alla perfezione da Lucio D’Orsi che subito dopo ci ha accompagnato a visitare il giardino dell’albergo: fiori e alberi sono piantati in maniera molto curata e, tra i più belli, un olivo di circa 120 anni.
Il tempo scorre e la fame eccola arrivare. Seduti su bellissime sedie con braccioli (bonus), tutte con la spalliera cucita in colori diversi, davanti a noi un tavolo apparecchiato alla perfezione con una meravigliosa vista sui giardini visitati prima.

La classe non è acqua, anche nei bicchieri dell’acqua, appunto, diversi per l’acqua naturale e gassata. Si aprirono le danze con riccio di mare, che poi riccio non è… fantasia e capacità, un grande inizio. Nonostante la presenza di piatti per me molto invitanti, la tavolata scelse l’effetto sorpresa lasciando fare al personale di sala e allo chef. Aspettative altissime lo stesso, ed infatti si proseguì prima con un finto pomodoro, una gran polpetta, con due ottime salse, un piatto che avrebbe meritato un bis, tris… POKER! Poi brioches croccante alla genovese, divertente (se la stringevi fumava) è buona e un tagliere con una selezione di pani preparati dallo chef incredibili, accompagnati da un burro francese di tre sapori differenti. Ecco la risposta a chi si chiede perché mai un cuoco dovrebbe mettersi a fare anche il pane!

Torniamo agli antipasti: N’uovo, acqua di pomodoro, scampi e plancton marino; premesso che lo avrei scelto anche io, all’assaggio si sentiva lo iodio, del mare, poi in seconda battuta, l’uovo. Eccellente da solo, col pane fatto in casa da estasi. Piatto sublime. Bravissimo, non c’è altro da dire. Lo sto elogiando troppo? Chissà…

Il menù era diviso in due perché un amico non mangiava pesce, quindi ci toccò una portata del suo pranzo, un piatto buonissimo: caprese, con una cialda fantastica, la mozzarella lavorata con al suo interno il pomodoro freddo (da restare di stucco), l’olio buono, pepata alla perfezione. Insomma un piatto stupendo; quando tornerò qui sarà tra i piatti che sceglierò, oppure glielo chiederò di farmelo.
Ostrica in due consistenze: non vorrei mai che un cuoco cucinasse le ostriche, le adoro crude e senza limone, ma lui è riuscito a farmele apprezzare. Era una sfida per me e lui l’ha vinta alla grande. Un piatto di un sapore grande, da leccarsi i baffi… e il piatto.
Gli antipasti finirono tra gli applausi, e quindi spazio ai primi: linguine con canocchie e limone. Non amo le linguine e nemmeno i piatti che prevedono l’uso del limone, infatti non ci avrei scommesso un centesimo ma è stato un piatto intrigante, anche se non tra i miei preferiti.
Candele al ragù partenopeo e… piatto bello da vedere, le candele (le zite, che tra l’altro mi piacciono tanto) cotte perfettamente, il ragù impetuoso e gustoso, ben amalgamato e pieno, come un piatto di trattoria, ma con il tocco in più, e l’estetica, di un grande cuoco.
Gnocchi di patate ripieni di cannolicchi con pomodorini gialli e zenzero; fare uno gnocco ripieno mi ha sempre intrigato (io, di certo, non lo so fare), ma vederlo così bello e buono mi ha dato piacere. Un piatto strano, ma intrigante.
Mi prendo una pausa per sottolineare il servizio impeccabile: quattro vini in quattro bicchieri, più uno per l’acqua, una ciotolina per l’olio (buonissimo) serviti con maestria e classe ma in piena semplicità.
Anche la coltelleria niente male: ci servirono un gran coltello per tagliare del pollo arrosto con cipollotto. Carne, cottura, contorno, fondo di cottura, tutto perfetto, tutto ancora una volta buonissimo.
Infine i dolci: cocco e lime, un pre-dessert, se così si poteva chiamare, fresco e ottimo, accompagnato da una meringa che permetteva il gioco di abbinamenti.
Cheese cake, dolce difficile, che non prenderei mai in un menù; lo chef spiegò il piatto, tuttavia il pre-dessert mi aveva incantato… e pure il Petit four arrivato subito dopo! Quattro piccoli dolci, i primi due con gelatina e torroncino degni di nota, gli altri due con bon bon di cioccolato bianco e mandorla (da tramandare alle generazioni a venire) e un buon bignè.

Nel bar dell’hotel inziai con un ottimo Americano… e terminai con un ottimo Gin Tonic. Questo per ribadire la bellezza del locale e la qualità del mangiare e del bere.
Come da copione, alla fine saluti, baci, abbracci, foto e ringraziamenti: a Mario Affinita per un giorno emozionante che merita essere riconosciuto come pranzo dell’anno, e a Lucio D’Orsi e il suo staff per avermi regalato un servizio impeccabile, in piena armonia e simpatia.

In questo periodo sto eleggendo i miei migliori piatti, dagli antipasti ai dolci. Ecco un paio dei piatti descritti oggi se la sono battuta per diventarlo.

Pasquale Pace Il Gourmet Errante e Gianluca Ciotti 

Pasquale Pace
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