Le Macioche a Montalcino (Si)

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Soc. Agricola Le Macioche

S.P. 55 di Sant’Antimo Km 4,85

Montalcino (Si)

www.lemacioche.it

Se avessi la possibilità di comprare tanti vini, questa è una delle aziende dove ogni tanto ci spenderei bei soldi, perché mi piacciono da sempre, da sempre avevo il desiderio di visitarla, una piccola azienda di Montalcino, di appena tre ettari per adesso, tutti classificati Brunello, più uno di oliveto. Da poco ho scoperto che fanno anche un ottimo miele. Producono circa 18000 bottiglie, parlare del passato? Non serve, mi piace parlare di loro, dei nuovi proprietari, tre ragazzi, giovani imprenditori veronesi: Stefano Brunetto, gestore principale dell’azienda, Riccardo Caliari e Massimo Bronzato, ne ho conosciuti solo due e mi sembrano come i tre ragazzi del Volo, i cantanti, loro sono un po’ più grandi di età, auguro loro successi ancora più grandi. Loro hanno altre esperienze nel settore agricolo, qui si sono buttati a capofitto, comprando questa proprietà nel settembre 2014, si stanno impegnando molto per confermare e migliorare la già ottima qualità dei vini delle Macioche. Un cambio lo hanno fatto, hanno ridisegnato le etichette evidenziando la radice del corbezzolo, presente nei boschi di Montalcino, in dialetto questa radice si chiama “macioca” da qui il nome Le Macioche. Il passato ritorna con i collaboratori dell’azienda, dal cantiniere un simpatico e bravo uomo di cantina, all’enologo Maurizio Castelli, all’agronoma Mary Ferrara, lasciati a lavorare qui, d’altronde facevano ottimi vini, anche se al meglio non c’è mai fine. Qui la qualità arriverà sempre di più, ne sono sicuro. Entrando in cantina capisco perché mi piacciono i loro vini, dall’accurata selezione delle uve, portate in cassette in cantina, si passa alla fermentazione in tronco conico per il Brunello e in acciaio per il Rosso, la fermentazione avviene con lieviti indigeni, con continui rimontaggi a temperatura controllata, operazione che può durare fino a circa 30 giorni, quanto mi piacciono i lavori fatti in questo modo. Dopo la fermentazione il Rosso passa in tonneaux da 500 litri, ci resta per circa dieci mesi. Il Brunello viene travasato in botti di rovere francese di un bravo costruttore dal nome Marc Grenier, i ragazzi ne hanno prese alcune nuove al loro arrivo, le botti sono da 3000 litri, il Brunello resta in affinamento per circa 40 mesi, la Riserva arriva fino a 50 mesi. Botte grande e tronco conico da qui escono i vini che mi piacciono di più. Qui anche il discorso della sostenibilità è tenuto molto in conto, tutto ciò mi piace, non descrivo il come perché poi sarebbero tantissimi elogi e non vorrei esagerare. Passiamo ai vini, oggi ci hanno fatto trovare una bella e buona degustazione, in certi casi ottima. Ecco la verticale:

  1. Brunello 2009, annata classificata male con appena due stelle, annata che si sta reputando sorprendente, in questi giorni ho degustato e bevuto diversi Brunelli 2009, ogni volta ne sono rimasto piacevolmente sorpreso, anche in questa occasione ho trovato un vino davvero buono (90).
  2. Brunello 2008, non è il migliore ma che simpatico sei, sei il Brunello di Le Macioche con qualche spigolatura che mi ci piace assai (88).
  3. Brunello Riserva 2006, alla maggior parte dei miei compagni/e di degustazione è piaciuto di più il 2006, io ho preferito più la 2004 anche se di poco, questo è ancora un po’ con il sapore di legno che gli fa perdere un po’ di classe, bevuto anche nei banchi delle anteprime mi ha confermato le mie sensazioni (89).
  4. Brunello Riserva 2004, inizia a starci la classe dei Brunelli, la piacevolezza della beva e la classe infinita a cui può arrivare un Brunello nel tempo (90).
  5. Brunello 1999, purtroppo questa bottiglia non stava bene (??).
  6. Brunello riserva 1997, wow che vino, che classe, che ottimo che sei, resta tra le bottiglie più buone bevute in questi 4 giorni e ne ho bevute di Brunelli tra Riserva e normale, mi è piaciuto davvero tanto (94).
  7. Rosso di Montalcino 2013 in magnum, bevuto sui banchi delle anteprime e alla cieca nei tavoli della stampa, un vino dalla giusta bevibilità che si fa bere senza tante pretese (84).
  8. Brunello di Montalcino 2011, bevuto sul banco di assaggio e alla cieca sul tavolo di degustazione, un vino già piacevole adesso che mi berrei da subito e poi chissà (88+).

Esco come sono entrato, consapevole di avere nella testa un’azienda che seguirò, un’azienda che mi piace in tutto quello che fa per fare ottimi vini, un’azienda che sta ripiantando una piccola vigna vicino la cantina con uvaggi autoctoni e antichi di Montalcino, che ha acquistato un altro ettaro di terra che sarà piantato a Sangiovese e quindi darà Brunello, un’azienda che metto tra le mie preferite in Italia.

 

Pasquale Pace
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